MOST BEAUTIFUL ISLAND (2017)

Un ritratto scarno ed essenziale di un’immigrata come tante a New York: lo spazio concesso a passato e futuro è nullo, la storia è interamente focalizzata sul presente della protagonista, e sui mille espedienti -e difficoltà- che deve attraversare per sbarcare il lunario. Spiazza il finale, in cui trova spazio anche una consistente critica sociologica, e degenera in un incubo a occhi aperti.

RSVP: “13 Tzameti“, “Sleeping Beauty“.

Voto: 7,5. Most Beautiful Island

Test di Bechdel: positivo.

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