La Grande Bellezza, Paolo Sorrentino, 2013
Vagare per la città alla ricerca di centro di gravità permanente ma soprattutto alla ricerca si se stessi: a piedi come Jep o in vespa come Nanni.
Caro diario, Nanni Moretti, 1993
Ascensore per il patibolo, Louis Malle, 1958
Sacro GRA, Gianfranco Rosi, 2013
Play time, Jaques Tati, 1967
Lisbon story, Wim Wenders, 1994
The day after, Nicholas Meyer, 1983
Edifici in macerie e società allo sbando: quando la fine del mondo è vicina e c’è già stata e non ci sono più riferimenti a cui aggrapparsi.
Matrix Revolutions, Lana e Lilly Wachowski, 2003
Io sono leggenda, Francis Lawrence, 2008
The road, John Hillcoat, 2009
Ready player one, Steven Spielberg, 2018
I guerrieri della notte, Walter Hill, 1979
La sola luce dei fare e dei lampioni che accompagnano lunghi discorsi e altrettanto lunghi silenzi, trasformando i personaggi in icone.
Drive, Nicolas Winding Refn, 2011
Il cavaliere oscuro, Christopher Nolan, 2008
Prima dell’alba, Richard Linklater, 1995
Mean streets, Martin Scorsese, 1973
L’eclisse, Michelangelo Antonioni, 1962
Case in costruzione e spazi vuoti, accompagnano le vicende dei protagonisti e anche una strada vuota, un parcheggio, una biblioteca o un cantiere diventano carichi di significato.
The Florida project, Sean Baker, 2017
Le mani sulla città, Francesco Rosi, 1963
Il cielo sopra berlino, Win Wenders, 1987
Akira, Katsuhiro Otomo, 1992
Negli anni 80 il cyberpunk fonde l’uomo e la tecnologia, ma in Giappone significa anche la fusione dei corpi con l’asfalto. Come a Hiroshima.
Le avventure del ragazzo del palo elettrico, Shin’ya Tsukamoto, 1987
Blade runner, Ridley Scott, 1982
Enter the void, Gaspar Noé, 2009
Tron, Steven Lisberger, 1982
Pusher, Nicholas Winding Refn, 1996
Parafrasando Arendt, una città può fare del male senza essere malvagia?
Burning – l’amore brucia, Lee Chang-dong, 2019
Good time, 2017, Josh e Benny Safdie
Dragged across concrete, Steven Craig Zahler, 2018
Un giorno di ordinaria follia, Joel Schumacher, 1993
Synecdoche, New York, Charlie Kaufman, 2008
Siamo tutti attori, abbiamo tutti una maschera. E allora perché le città non dovrebbero essere le nostre scenografie? Senza via di scampo.
Inception, Christopher Nolan, 2010
The Truman show, Peter Weir, 1998
Amarcord, Federico Fellini, 1973
Grand Budapest hotel, Wes Anderson, 2014