Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo: tolto il primo quarto d’ora (che introduce il protagonista), tutto si svolge sotto la superficie e non vi è alcuna concessione all’orrore. Si tratta, quindi, di uno dei thriller psicologici più eleganti (proprio come l’affettato sarto Carlos), disturbanti e sincopati (ritmo e fotografia ricordano i primi Garrone e Sorrentino) degli ultimi anni in Europa.

RSVP: “Primo amore“, “Tony Manero“.

Voto: 7/8. Cannibal

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