Ennesimo Astra

Una colorita combriccola a cui appartengono, tra i tanti, una ex celebrità del mondo del calcio, un gommista anarchico, un pescatore con un passato militare e il capostazione di un binario fantasma, decidono di costituire una cooperativa e acquistare un vecchio silos in disuso. Il loro sogno è quello di ridare vita e sostenibilità al paese natale, Alsina, piccolo borgo rurale dell’Argentina, dimenticato da Dio. Fiduciosi e pieni di buone speranze infilano i risparmi di una vita in una scatola che Fermín Perlassi (Ricardo Darín), protagonista e capofila del gruppo, custodisce con cura, fino a quando un burocrate senz’anima lo convince a depositare tutto in banca. È il 2001, esattamente il giorno prima del Corralito, una restrizione governativa alla libera disposizione della liquidità. Già disperato per l’enorme danno, il gruppo sarà anche presto vittima di una beffa: la banca, consapevole dell’imminente crisi, si rende complice di una truffa prelevando il giorno stesso tutti i dollari lasciati in custodia, per darli a Manzi, uomo d’affari di classe abbiente e sciacallo ossessionato dal controllo. Venuti a conoscenza della verità, la crew di fortuna senza apparenti talenti strategici, si motiva sulle citazioni di Bakunin, Perón e sull’idea di giustizia sociale, fino a prendere una decisione granitica: si riprenderanno quello che è loro.

Una commedia proletaria, rocambolesca, a tratti drammatica, che tiene sullo sfondo (forse un po’ troppo sullo sfondo) la profonda crisi economica dei primi anni duemila dell’Argentina, e che sopperisce ad alcuni intrecci deboli di trama grazie alle folkloristiche personalità dei protagonisti. Interessante la scelta del regista Sebastián Borensztein, di mandare in soccorso alla compagnia proprio il cinema di repertorio, che gli suggerirà l’idea su cui elaborare il proprio piano. Veloce e divertente dai dialoghi esilaranti, “Criminali come noi”, è la giusta scelta per una serata in leggerezza.

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