È sempre difficile inquadrare i film di Saulnier: la sua è un’umanità bestiale e abietta, che per i motivi più futili si abbandona alle azioni più efferate (emblematico in questo senso il ruolo del cane, che nella scena finale porta a una riflessione ancora più amara). Un mondo come quello musicale, che dovrebbe essere spensierato e fatto di puro divertimento, si riveste di pseudo-politica per coprire traffici ancora più loschi e quello che sembrava un thriller degenera in un orrore iperrealistico, che potrebbe essere tranquillamente ispirato a fatti di cronaca.

RSVP: “Blue Ruin“, “Cold in July“.

Voto: 7/8. Green Room

Test di Bechdel: positivo.

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