Una storia difficile da etichettare, in cui tutte le responsabilità sono sfumate e ambigue, così come l’evanescente limite tra normalità e psicosi. Anche il finale si discosta dalla realtà storica per poi indugiare sulla componente melò: senza nulla togliere a quello che è indubbiamente un bel film, l’intento imbonitorio è più che evidente, mentre di memorabile c’è solo l’ennesima grande performance del trasformista Redmayne.

RSVP: “Tangerine“, “Transamerica“.

Voto: 6,5. The Danish Girl

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