di Redazione Ennesimo Film Festival

Una giornalista di cinema e tv (Alice Cucchetti), uno scenaggiatore (Lorenzo Rossi Espagnet), un organizzatore di Festival cinematografici (Carlo Migotto). L’Ennesima Giuria 2019 incarna le varie anime della critica cinematografica ed ha fatto un lungo lavoro di analisi sui 20 cortometraggi in concorso alla IV edizione dell’Ennesimo Film Festival giungendo, dopo un lungo pomeriggio di confronto finale, a decretare il vincitore dell’Ennesimo Film Festival 2019 e assegnando 3 Menzioni Speciali.
Ennesimo vincitore: SEX ED
Per la compiutezza con cui racconta una storia intima ma universale, semplice ma non banale o abusata, forte di una grande interpretazione del protagonista e co-sceneggiatore, e di un utilizzo della macchina da presa virtuoso ma mai ingombrante.
Ennesima menzione al miglior protagonista non umano: TUNGRUS
Per una straordinaria ed esilarante interpretazione che si inserisce nella grande tradizione del comico muto.
Ennesima menzione alla miglior sceneggiatura: ONE CAMBODIAN FAMILY PLEASE FOR MY PLEASURE
Per aver affrontato i temi dell’immigrazione e dell’integrazione attraverso un punto di vista inedito e un uso dell’ironia che evita retorica e stereotipi.
Ennesima menzione alla miglior regia: RAPTOR
Per l’efficacia con cui cala lo spettatore in una situazione disturbante, grazie a scelte di regia, messa in scena e scrittura che si fanno sintesi precisa della contemporaneità.
Anche il Circolo Culturale Artemisia, che da qualche anno collabora con l’Ennesimo per assegnare il Premio Artemisia, domenica sera è stato rappresentato sul palco dell’Ennesimo Film Festival e ha letto le motivazioni delle proprie scelte. Le componenti del Circolo femminile, infatti quest’anno oltre al Premio, hanno assegnato anche una Menzione, qui le motivazioni.
Premio Artemisia 2019 a Guy Nattiv SKIN
Il titolo gioca sull’ambiguità: skin, pelle ma anche abbreviazione di skinheads, teste rasate. In un tempo breve, sin dall’inquadratura iniziale della rasatura domestica, che richiama ben più tragiche rasature, entriamo in una famiglia e in un coeso gruppo di skinheads, nei suoi stili di vita. La tonalità dominante violenta dei comportamenti della comunità si accompagna ad una istintiva cura per il bambino e le sue necessità vitali, ma nulla più, mentre si intravedono ià gli esisti futuri di una educazione distorta, basata sull’esaltazione del primato e della sopraffazione. L’uomo gravemente offeso e ferito, risponde a sua volta attraverso il branco identitario con una violenza chirurgica, più sofisticata, ma pur sempre con lo stesso bestiale linguaggio. Quale ingiuria e vendetta più forte che tramutare nel corpo un razzista bianco in un uomo di colore? Nell’assordante assenza delle autorità statuale, il tragico finale di una morte data da un bambino al padre non assolve nessuno.
Menzione Speciale al film SCHOOLYARD BLUES e alla regista Maria Erikssonss Hecht
che, con sensibilità del tutto femminile, ha saputo mostrare in modo realistico la solitudine in cui si trovano a vivere tanti ragazzini, con famiglie socialmente disagiate ed affettivamente inesistenti, obbligati a crescere anzitempo e destinati ad assumersi oneri al di sopra delle loro forze. Tuttavia, in un‘esistenza buia e di abbandono brilla come unica luce salvifica l’amore fraterno.