di Redazione Ennesimo Film Festival

Un’edizione da capogiro, con oltre 6mila presenze. 50 eventi cinematografici, 197 cortometraggi…ma chi ha vinto?
Ecco tutti i vincitori della selezione ufficiale della nona edizione di Ennesimo Film Festival!
La Giuria Ufficiale, composta quest’anno da Nora Lakos, Giammaria Tammaro e 14 membri del progetto Il Terzo Giurato, ha scelto di assegnare il Premio della Giuria di EFF 2024 al corto DOG DAYS di George Hampshire
Per la forza e l’universalità del linguaggio dell’animazione, per l’originalità nella trattazione della storia che parla tanto di amore quanto di saper lasciare andare le persone importanti della propria vita, anche in modo simbolico, e per l’efficace ironia della messa in scena
L’Ennesima Giuria Ufficiale ha inoltre ha assegnato due menzioni speciali, la prima a Tits di Eivind Landsvik
Un racconto di formazione con un punto di vista originale, capace di mostrarci con freschezza e leggerezza la trattazione di temi importanti, come il cambiamento fisico, la nascita di una nuova amicizia e l’accettazione di se stessi.
La seconda menzione della Giuria invece è MÅNGATA di Maja Costa
Per l’importanza dei temi trattati come l’inclusività e la tenacia nell’inseguire i propri sogni e la realizzazione personale, Mångata ci proietta in un viaggio circolare che porta la protagonista a lasciarsi alle spalle il passato, per scrivere un nuovo capitolo della propria vita.
Il pubblico in sala ha invece scelto di premiare il film dell’autore coreano Kim Jun-hyung, una divertente visione su una famiglia coreana: Family Toast.
Ruth Earley, casting director e sceneggiatrice, chiamata a scegliere il premio Best Performance 2024 ha scelto di premiare l’attore Ben Whishaw per la sua interpretazione di Danny nel film diretto da Tom Stuart Good Booy.
La giuria del Circolo Culturale Artemisia poi ha assegnato il Premio Artemisia al film Nothing holier than a dolphin di Isabella Margara
La lingua greca trasporta lo spettatore nella dimensione del mito e un’osteria di pescatori si trasforma nella scena teatrale su cui si svolge l’azione narrata da un Omero straniero. Due pescatori escono in mare per gettare le reti in una notte di tempesta dopo giorni di pesca infruttuosa, raggiunti da un giovane su un’altra barca. Un delfino impigliato nella rete a strascico rischia di morire per l’avidità umana. Ma uno dei due pescatori restituisce alla vita e alla libertà il mammifero che a sua volta porterà in salvo il giovane pescatore in procinto di annegare. Il delfino-donna, simbolo della protezione e della salvezza in mare dovuta ai naufraghi e insieme del grembo femminile fecondo da cui veniamo, ricorda quanto l’uomo deve alla Natura, alla Vita animale e alla Donna e che l’abuso su questi tre soggetti costituisce il medesimo crimine. Davanti al Sacro e all’Amore nessuno osi alzare
la mano omicida. Stratagemmi scenografici, linguaggio, racconto, recitazione corale, non ultima la musica come nel mito del citaredo Arione e del delfino che lo salvò, si compongono in un riuscito equilibrio che trasmette al pubblico un messaggio di stringente attualità.