I film in concorso all’EFF commentati in anteprima [parte1]

Manca solo una settimana, ma avete già voglia di sapere qualcosa in più sui film selezionati alla seconda edizione dell’Ennesimo Film Festival? Abbiamo chiesto ad un amico ed esperto di cinema di guardare in anteprima i film. Li ha guardati analizzati e raccontato in pochissime righe le sue impressioni. Ecco cosa ne pensa!


A MAN CALLED MAN
Un’animazione stilizzata, ai limiti del minimalismo, viene usata per trasporre un racconto altrettanto minimale, che è un po’ bildungsroman e un po’ paradigma della cultura occidentale. Rapido e penetrante come un proiettile, ma anche viscerale e universale come un pacemaker.

ABOUT BIRDS AND BEES
Tipica commedia dell’understatement di stampo scandinavo: l’empatia e la capacità di comunicare dei personaggi sono inversamente proporzionali all’imbarazzo via via crescente, eppure il finale riesce comunque ad essere conciliatorio nel suo inevitabile e spassoso cinismo.

BACKSTORY
Una storia di vita apparentemente come tante, resa unica da un comparto tecnico illuminato, a partire dalla regia, che gioca ribaltando prospettive ed inquadrature, e dalla fotografia, indubbiamente debitrice di Lubezki, per arrivare al montaggio, rapido ma non frenetico, e degno dei migliori trailer.  

CLOSE
La struttura del film spiazza lo spettatore con un richiamo ai più classici loop narrativi: in realtà, la simmetria dipende dai diversi punti di vista dei due protagonisti e riesce a creare la tensione perfetta per preparare il terreno al finale piacevolmente ellittico. Azzeccata la scelta del bianco e nero estetizzante.

CURVE
Una manciata di inserti sonori potenti, una sola attrice che non pronuncia nemmeno una battuta e una location spartana ed inquietante, ma dalle geometrie peculiari (che danno il titolo all’opera): tanto basta per generare una tensione palpabile e fuori dal comune. Anche questa è maestria.

FOOD FOR THOUGHTS
La narrazione si sviluppa lungo il doppio binario della tensione tra i personaggi e del disgusto per il cibo proposto: il duplice climax culmina convergendo nell’inevitabile esplosione di violenza finale, che rivela però una metafora decisamente “educattiva”. Coerente l’estetica da pulp movie americano.

GIONATAN CON LA G
Un classico racconto del degrado delle periferie italiane: non ci risparmia nulla, tra disoccupazione, violenza (anche su minori e donne), delinquenza e -più in generale- crisi dei valori. Bello lo stacco del finale, che da un lato valorizza la componente sentimentale e dall’altro tutela la dimensione “a misura di bambino” dell’opera.

HOME
Una tranquilla situazione familiare si trasforma progressivamente in un’infinita fuga da una realtà spaventosa: non c’è modo migliore per immedesimare gli spettatori nei drammi dei profughi che cercano rifugio in Europa. E la scelta stilistica di un post-neorealismo dardenniano è sicuramente la più adeguata.

LE GRAND BAIN
Uno spunto originale e divertente, circondato da diversi temi attuali e intriganti, e sostenuto da una sceneggiatura e una regia senza troppi fronzoli, ma decisamente funzionali ad esso: opere come questa sono l’emblema dell’importanza di capire quando il troppo potrebbe stroppiare.

LOST FACE
Tratto dall’omonimo racconto che dà il titolo a una delle raccolte di Jack London, questo cortometraggio spicca soprattutto per l’accuratezza filologica e la messa in scena impeccabile, ponendo il giusto accento sulla sua essenza da black comedy ante litteram. Gli estimatori della guerra anglo-zulu dei Monty Python lo apprezzeranno.


Chi è LUCA BUSANI?
Grande esperto di tecnologia, Luca è anche appassionato di giochi da tavolo e, soprattutto, di cinema: non ha pregiudizi sui diversi generi e sottogeneri, ma ha un debole per tutto ciò che è mumblecore, oppure è stato girato con un budget inferiore alla paghetta di Sofia Coppola a 15 anni.

Ti piacerebbe conoscerlo meglio? Divertiti con il suo blog cinematografico: lucapedia.it/cinema.

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