di Redazione Ennesimo Film Festival

LAURA E KABIR
TRA LE NOVITà DELLA QUARTA EDIZIONE DEL FESTIVAL UN CORSO DEDICATO ALLE CLASSI II DELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DI SPEZZANO. EBBENE Sì, L’ENNESIMO QUEST’ANNO S’INSINUA ANCHE NELLE SECONDE!
LAURA E KABIR SONO I 2 EDUCATORI INCARICATI DALL’ENNESIMO DI TENERE IL CORSO CHE SI è TENUTO NEGLI ULTIMI MESI DEL 2018. QUI CE LO RACCONTANO. CI PARLANO DELLE LORO PAURE E DELLA LORO ESPERIENZA. DELL’ EMOZIONE CHE SI SENTE QUANDO CAPISCI CHE IL TUO LAVORO PORTA AD UN PROCESSO DI CONSAPEVOLEZZA E CONOSCENZA DI CIRCA 100 STUDENTI!
Lunedì, 8 del mattino, varchiamo la soglia delle Scuole Medie A. Bursi di Spezzano in qualità di educatori dell’Ennesimo Film Festival, e il personale ATA ci scambia per nuovi allievi da accompagnare in classe… Un duro colpo per la nostra autorità!
Ma poco importa, perché siamo entusiasti: coinvolgeremo 5 classi (quasi 100 ragazzi) in quello che è il laboratorio a cui da ragazzini avremmo sempre desiderato partecipare. Non a caso, ogni volta, alle sole parole introduttive «Oggi ragazzi parliamo di cinema», anche i nostalgici del letto in ultima fila, a cui la gravità non permette di staccare la testa dal banco alzano di scatto lo sguardo, e, se ci guardi bene dentro, riesci a scorgere un lampo di gioia!
Alcuni di loro chiedono: «Ma gireremo un film?». «Non proprio. Se vorrete lo girerete voi, magari questa estate, con quattro amici e un telefono [sguardi di complicità e pacche sulle spalle]. Insieme parleremo di tutto quello che avviene prima dell’accensione della macchina da presa, di cosa accade nella fase di pre- produzione di un film».
Quindi, che lavoro abbiamo fatto con queste classi?
Se il percorso per le classi terze mira all’acquisizione di uno spirito e di un occhio critico nei confronti di un qualsiasi prodotto audiovisivo, il nuovo percorso per le seconde ha come obiettivo la comprensione delle tappe che portano un’idea, semplice e intuitiva, a diventare un corto o un lungometraggio.
Partiamo dalle basi, da dove nasce un’idea.
Da come la si coltiva e la si sviluppa per farla diventare un efficace soggetto cinematografico, cercando di spiegare ai ragazzi cosa distingue un audiovisivo di qualità tra i tanti che vediamo. Perché un buon lavoro non è solo il risultato della sofisticata strumentazione di cui si dispone, ma anche dalla voglia e dalla cura con cui si ritiene necessario raccontare una storia.
Ogni studente, alla fine del percorso, ha creato un soggetto cinematografico partendo da una propria passione, gli ha attribuito un genere sulle cui caratteristiche ha disegnato la locandina ufficiale, e infine ne ha immaginato le prime inquadrature disegnandone lo storyboard.
Idea, soggetto, locandina, storyboard.
Dal testo verbale, al testo visivo: un lavoro di vera e propria traduzione da un linguaggio a un altro.
Non è stato facile, perché, al di fuori degli obiettivi del progetto, quello che ci siamo ritrovati a fare, è provare a orchestrare e accompagnare l’esplosiva, disordinata e invidiabile energia di un gruppo classe, forte e spavaldo proprio in quanto gruppo, verso la riflessione individuale e introspettiva che accompagna il processo creativo.
Non facile, dicevamo, e proprio per questo estremamente soddisfacente e divertente, una volta che vedi i ragazzi mettersi in gioco, raccontare storie della propria quotidianità, come Alessia che scrive delle avventure del suo gatto, o chi si immagina in un film d’avventura anni ’80, dove un gruppo di amici supera peripezie che gli accadono involontariamente, come nei mitici Goonies, o chi si toglie la soddisfazione, in una sceneggiatura horror, di fermare il protagonista al primo campanello d’allarme che accompagna una disavventura in una casa disabitata, farlo scappare per non tornarci mai più. Fine. Oppure chi ha stravolto trame già note, come Paperino, reinventato come film horror “Little Paperino”, o chi si è cimentato in spin-off all’avanguardia, dove un giovane Hulk, vittima di bullismo per il colore della pelle, vive la sua prima cotta per un compagno di scuola.
La prossima tappa prevede la selezione dei lavori migliori per farne una mostra. Siamo soddisfatti del percorso intrapreso e dell’energia impiegata: i ragazzi hanno saputo restituircela con la maggior parte dei lavori consegnati, pertinenti e creativi, ma soprattutto con la presenza in classe sempre attiva e partecipe, che ci riporta alla mente subito Giovanni, il ragazzino in prima fila che tirava un sospiro rassegnato ogni volta che veniva interpellato, quando alla fine del laboratorio ci chiede sorpreso: «Ma come è già finito? Ritornate?». Ma la cosa che ci inorgoglisce di più è la consapevolezza di aver consegnato a questi dodicenni scalmanati un metodo, senza voti e senza competizioni, a cui possono rifarsi in qualunque momento, qualora scegliessero di cimentarsi nella realizzazione di un corto o un film.